Al Teatro Oscar di Milano, fino a domenica 8 febbraio, c’è uno spettacolo godibilissimo, Diario di Eva. Il sottotitolo recita: o come Darwin ci cacciò dall’Eden e si riferisce a un divertente libretto scritto dal celebre autore statunitense Mark Twain, pubblicato nel 1906, Qui viene raccontato in modo buffo il momento della creazione dell’uomo e della donna e di come fossero scacciato dal Giardino dell’Eden. Ma lo spettacolo inizia con alcuni dialoghi tra Charles Darwin e la moglie. Il naturalista rivoluzionò ogni concetto precedente presentando la teoria dell’evoluzione basata sul processo di selezione naturale. Protagonista nei panni sia della signora Darwinsia di Eva è la bravissima Lucia Poli, arguta, alta, snella, sorprendentemente bella, va detto, nonostante l’età.
Dopo una laurea in filosofia, Lucia iniziò a fare radio negli anni ’70 per poi debuttare ben presto in teatro. La sua lunga carriera è stata costellata da successi quieti, come sembra essere il suo carattere. L’abitudine a occuparsi di cose intelligenti con profonda ironia la pone fra le donne di spettacolo maggiormente interessanti e ha fatto pure un po’ di cinema e televisione. Anni fa ha scritto tre storie pubblicate in un volume, Lezioni di cattiveria, assieme ad altri racconti firmati da Stefano Benni ed Ellekappa. Vado a parlarle dopo lo spettacolo e la trovo mentre si toglie il toupé biondo che le rende i capelli lunghissimi, da Eva. I suoi capelli naturali sono più corti e altrettanto biondi.
Perché usi capelli posticci?
La signora Darwin era una signora dell’Ottocento, coi lunghi capelli raccolti. Il marito aveva i capelli bianchi e lunghe basette che Stefano Gragnani si è fatto realmente crescere. Sono particolari ma, a teatro, tanti particolari messi assieme fanno lo spettacolo. Senza, tanto varrebbe leggersi il testo, Qui invece ci sono le luci, i colori, i gesti e il pubblico, anche se in modo composto, dimostra il suo apprezzamento.
Perché avete scelto questo spettacolo?
Mark Twain scrisse Il Diario di Eva per sostenere le teorie di Darwin, per dimostrare, con nonsenso, quasi col teatro dell’assurdo, con questa sua fantasia paradossale, come l’ottusità di un certo pensiero religioso sbagli a non riconosce l’evoluzionismo e la scienza.
Temi ancora attuali, secondo te?
Oggi, nonostante tutto quello che è stato dimostrato, torna a galla il creazionismo, che comunque è un pochino più moderno della totale negazione di ogni prova scientifica. Non dice che la Bibbia vada presa alla lettera, come pretendevano un tempo, ma parte da quando l’uomo primitivo arriva all’homo sapiens. Un po’ come dire: Dio ci ha messo lo zampino! E’ come se qualcuno chiedesse: Ha ragione Tolomeo o Copernico?
Ti appassionano questi problemi?
Oggi si celebrano i duecento anni dalla nascita di Darwin e i centocinquanta anni dalla pubblicazione del testo sull’Origine della specie. Ma il nostro intento era di parlare di Twain ed è stato Angelo Savelli, il regista che ha adattato il testo insieme a me, a volerlo prima mostrare a Piergiorgio Odifreddi, che lo ha letto e ci ha dato il suo benestare. Le questioni matematiche e filosofiche sono state così confermate, comprese le citazioni.
Io mi sono molto divertita, è normale?
Il grosso dello spettacolo è stato tratto da Twain e contiene un forte umorismo, raffinato e ironico. Quello che preferisco, che a me le barzellette comuni non interessano. Anche nei miei spettacoli passati, come quello su Dorothy Parker e Patricia Highsmith: I brividi se ne trova, di umorismo, perché preferisco l’ironia britannica, come quella della Highsmith in Piccoli difetti di misoginia, che noi ci possiamo permettere.
Eppure Twain mostra anche svariati difetti di Eva, non credi?
In Mark Twain, Eva è una donna ciarliera ma anche amorevole e creativa mentre l’uomo è un bamboccione. Insomma, la leader è lei.
Belle le scene di Mirco Rocchi, bravo Simone Feucci nei ruoli di contorno e ottima la regia. Da quando tempo lavorate assieme?
Sono cinque anni che, insieme ad Angelo Savelli, collaboriamo con la Compagnia Pupi & Fresedde - Teatro di Rifredi. Rifredi è un quartiere popolare di Firenze. Mi piace di più stare lì che lavorare da sola perché è bello avere una casa. Ci sono nata in quel quartiere, tanti anni fa. Poi ne fuggii per andare a Roma. Quando mi hanno invitata in quel teatro e mi hanno chiesto di associarmi, anche loro hanno sottolineato l’ironia e ho accettato.
Ti trovi bene a Milano?
Qui, al Teatro Oscar, abbiamo dovuto ridurre tantissimo le scenografie per mancanza di spazio, lo vedi com’è piccino questo palco? Invece a Firenze c’è molto di più, che abbiamo montato ma, pur di fare un giro a Milano, abbiamo accettato lo stesso di farlo in piccolo e venire qui.
Il vostro tour poi continua?
Andiamo a Roma dal 24 febbraio fino a metà marzo e, nel frattempo, dopo Milano andremo in Veneto, Toscana e qualche altra piccola piazza, poi si finisce. Ma credo si riprenda la prossima stagione.
Stai già preparando qualche novità?
A breve ho una cosa nuova da fare: mi hanno chiesto di partecipare a un lavoro teatrale per il Festival di Napoli, a giugno prossimo, ma credo debba ancora essere annunciato, quindi se ne parlerà a tempo debito. Come tutti gli attori sono scaramantica e non vendo la pelle dell’orso prima di averlo steso…
L’ho chiesto a tuo fratello e ora ti chiedo: li vedi gli spettacoli di Paolo Poli?
Certo, quando possiamo, se non siamo troppo lontani, quasi sempre andiamo a vedere gli spettacoli l’uno dell’altro, ma ci diciamo solo i difetti, da bravi toscani, sempre cattivi. D’altronde se c’è qualcosa di buono lo dice il pubblico, mentre le critiche dobbiamo farcele così. Sì, lui ha visto questo mio spettacolo alla prima, io invece vedrò lui a Roma, in aprile.
Com’è la tua vita privata?
Ho un compagno e un figlio.
Dici ‘compagno’ perché non vi siete ancora sposati?
Siamo volutamente non sposati, non essendo molto religiosi. Tanto il contratto si interrompe e invece, se ci si volesse lasciare, così è più semplice. Ma stiamo assieme da 30 anni, mio figlio ne ha 27.
Perbacco! Qual è il segreto di un amore così longevo?
L’amore regge col distacco, io sono sempre in tournée! Ho interrotto di farne solo dopo la nascita di mio figlio. I primi anni lo portavo con me ma, dall’inizio delle scuola, mi sono fermta a a Roma, dove ho organizzato laboratori teatrali, seminari, oppure spettacoli in teatro fissi. Quando mio figlio è cresciuto, cioè dai tempi del suo liceo, ho ripreso a girare. Lui veniva a trovarmi col mio compagno e ci rincorrevamo: bello, senza starci sempre addosso.
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